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giovedì 24 marzo 2011

24 marzo, una data più volte tragica


di Lorenzo Repetto

Il 24 marzo è una data tragica, che ricorre nelle nostre menti per, almeno, tre grossi avvenimenti storici.

Il 24 marzo 1944 si verificò il MASSACRO DELLE FOSSE ARDEATINE, in cui morirono 335 civili e militari italiani per mano dei nazisti tedeschi. Questa fu una rappresaglia per l’azione partigiana del giorno precedente in Via Rasella, che vide la morte di 33 soldati tedeschi.

Il 24 marzo 1976, in Argentina, una giunta di militari, guidata dal tenente-generale Jorge Rafael Videla, fece un COLPO DI STATO ai danni dell’allora presidentessa Isabelita Peròn.

La nazione sudamericana cadde preda di una dittatura dalla ferocia inaudita, cancellante ogni diritto umano.

Non fu, peraltro, l’unica nazione centro-sudamericana vittima di golpe militari in quel periodo.La dottrina dei servizi segreti statunitensi, infatti, attraverso l’OPERAZIONE CONDOR, mirava a destituire ogni possibile governo di sinistra o centro-sinistra (in maniera simile all’OPERAZIONE CHAOS e alla cosiddetta STRATEGIA DELLA TENSIONE), in parte per motivi ideologici, ma soprattutto perchè governi di quel tipo, attraverso l’emancipazione delle classi operaie e meno abbienti, avrebbero causato enormi danni economici alle aziende americane presenti sui quei territori.

In 5 anni questa dittatura di estrema destra causò il cosiddetto fenomeno dei DESAPARECIDOS. In pratica sparirono da ogni elenco cittadino, comunale, nazionale almeno 30.000 persone, sequestrate, torturate e poi uccise e fatte sparire in quanto “non allineate” al pensiero del regime, o anche solo per sospetti di non allineamento, quasi sempre infondati.

Il 24 marzo 1999 le truppe NATO iniziarono la cosiddetta GUERRA del KOSOVO.

Questo conflitto fu perpetrato contro la SERBIA e, in particolare, contro il suo primo ministro SLOBODAN MILOSEVIC, reo di una pulizia etnica di rara crudeltà contro la minoranza albanese residente nella nazione slava.

RICORDARE AIUTA A NON DIMENTICARE. NON DIMENTICARE AIUTA A NON RIFARE.

da Reset-Italia

G8 a Genova, Strasburgo assolve l'Italia "Non ha colpe per la morte di Giuliani"


La Corte europea dei diritti dell'uomo scagiona il nostro Paese: non è responsabile per l'uccisione del giovane durante gli scontri per il vertice dei grandi nel 2001. La sentenza è definitiva. Il padre del ragazzo: "Non ci arrendiamo e andiamo avanti"

BRUXELLES - La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha assolto oggi l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani avvenuta durante gli scontro tra manifestanti e forze dell'ordine nel corso del G8 di Genova. Con una decisione presa a maggioranza la Corte ha dato torto ai Giuliani su tutti i punti del loro ricorso e anche sulla parte che riguarda la conduzione dell'inchiesta sulla morte del figlio. I giudici della Grande Chambre non hanno rilevato lacune nell'indagine e su questo punto hanno, quindi, rovesciato il giudizio espresso in primo grado.

Con tredici voti a favore e quattro contrari i giudici della Grande Camera hanno stabilito la piena assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere che sparò a Giuliani in piazza Alimonda, confermando così la sentenza di primo grado emessa il 25 agosto 2009. Inoltre la Grande Camera ha assolto l'Italia dall'accusa di non aver condotto un'inchiesta sufficientemente approfondita sulla morte di Giuliani: in questo caso la Corte si è espressa con 10 voti a favore e 7 contrari. La stessa maggioranza si è pronunciata anche per l'assoluzione dell'Italia dall'accusa di non aver organizzato e pianificato in modo adeguato le operazioni di polizia durante il summit del G8 a Genova.

Palcanica fu incriminato per omicidio volontario ma il procedimento venne archiviato dal gup Elena Daloiso il 5 maggio 2003. Nella sua ordinanza Daloiso, oltre ad accogliere la richiesta di archiviazione per legittima difesa avanzata dal pm Silvio Franz il 2 dicembre 2002, aveva sostenuto come l'uso dell'arma fosse stato "legittimo" e "assolutamente indispensabile e graduato in modo da risultare il meno offensivo possibile".

Scaduti i termini per il ricorso in Cassazione, gli avvocati Pisapia e Vinci avevano deciso di fare appello alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. La famiglia Giuliani, nel ricorso a Strasburgo, ha invocato, in particolare, l'articolo 2 della Convenzione dei diritti dell'uomo (diritto alla vita), sostenendo che la morte di Carlo "è dovuta ad un uso eccessivo della forza" e considerando che "l'organizzazione delle operazioni per ristabilire l'ordine pubblico non siano state adeguate".

Nell'agosto del 2009 la Corte Europea dei diritti dell'uomo, cui i familiari di Giuliani erano ricorsi, ha stabilito che Placanica agì per legittima difesa. La stessa Corte ha tuttavia rilevato alcune carenze nel rispetto degli obblighi procedurali previsti dallo stesso articolo, condannando lo Stato italiano a pagare 40.000 euro ai familiari di Carlo Giuliani, 15.000 euro a ciascuno dei genitori e 10.000 euro alla sorella, in quanto "le autorità italiane non hanno condotto un'inchiesta adeguata sulle circostanze della morte del giovane manifestante" e che non fu avviata un'inchiesta per identificare "le eventuali mancanze nella pianificazione e gestione delle operazioni di ordine pubblico". E si arriva così ad oggi ed ha una sentenza che ribalta, in gran parte, la precedente pronuncia.

"Non è la prima brutta notizia che abbiamo. In ogni caso non ci arrendiamo, continuiamo la nostra battaglia per la verità - dice Giuliano Giuliani, il padre di Carlo - Dal punto di vista legale c'è un'ultima possibilità che sarà una causa civile contro chi ha sparato.Non c'è altra possibilità. Mi auguro che nessuno ci venga a dire che vogliamo rifarci su un povero carabiniere. Lo scopo della causa civile è avere un dibattimento processuale. L'unica cosa che non hanno ritenuto degna di un processo è stata l'omicidio di Carlo. E' vergognoso".

da La Repupubblica