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venerdì 5 agosto 2011

Nardò (Salento) - Prosegue lo sciopero autorganizzato dei braccianti contro lo sfruttamento

da GlobalProject
Nardò, Giovedì 4 agosto 2011
Stamattina, dopo un partecipato presidio sotto la Prefettura siamo stati ricevuti dal viceprefetto di Lecce, e abbiamo ottenuto alcune prime vittorie:
l’impegno a effettuare controlli contro i caporali
la convocazione di un tavolo coi datori di lavoro per lunedì 8.
Nonostante questa prima vittoria continueremo a lottare per rivendicare i nostri diritti : il diritto al lavoro, a un salario giusto e a contratti regolari.
I Braccianti di Nardò

Nardò, Mercoledì 3 agosto 2011

Nonostante il quinto giorno di sciopero , vediamo i caponeri ( caporali ) che continuano a sfruttare i lavoratori. Non abbiamo ancora notizie rispetto alle nostre richieste per l’incontro in prefettura con isituzioni parti sociali ed aziende. Continueremo la nostra protesta fino a quando questo non verrà concesso. Aderiamo alla richiesta delle associazione antirazziste pugliesi di convocare per sabato pomeriggio un’assembela aperta contro il caporalato lo sfruttamento, ed i diritti.

Nardò, Martedì 2 agosto 2011

Siamo arrivati al quarto giorno di sciopero, per denunciare le condizioni di sfruttamento che siamo costretti a subire e per questo chiediamo l’aiuto di tutte le forze politiche sociali e istituzionali. Chiediamo con forza un’incontro al Prefetto di Lecce, con le aziende i sindacati e le associazioni. Fino a quando non verrà convocato l’incontro continueremo la nostra protesta per avere accoglienza degna e il diritto al lavoro.
Oggi abbiamo distribuito ,insieme alle Brigate di Solidarietà Attiva , circa 200 buste con generi alimentari, acquistate grazie a una sottoscrizione di solidarietà per permetterci di continuare la lotta.

Nardò, Lunedì 1 agosto 2011

Anche questa mattina praticamente nessuno è andato a lavorare nelle campagne di Nardò. Il primo sciopero completamente auto organizzato dei lavoratori braccianti, tutti immigrati, che raccolgono pomodori ed angurie in Puglia continua. Dalla Masseria Boncuri, ci dicono che i braccianti si sono organizzati e si sono divisi i compiti tra loro, utilizzando moltissimo i cellulari riescono a rendere efficace uno sciopero che in Puglia non si era mai visto. Il tutto avviene attraverso forme pacifiche di relazione tra pari, che dimostrano come, al di la dei facili slogan l’auto organizzazione rompe il paternalismo di chi per decenni ha visto i migranti come soggetti dipendenti da assistere senza mai dargli la possibilità di prendere voce. Lo sciopero inoltre mette insieme rivendicazioni di diritti, salari, e rischieste di accoglienza degna, un terreno di lotta inedito e replicabile in molte parti del paese.

Nardò, 31 Luglio 2011

Ieri mattina nella campagna di Nardò è successo qualcosa di sorprendente. Quaranta lavoratori migranti stavano raccogliendo pomodori per 4 euro a cassone, un’ora circa di lavoro. Quando il caporale chiede loro di svolgere un’ulteriore mansione, esigono un adeguato aumento di compenso. Ovviamente non lo ottengono, e fin qui niente di inedito. Ma a differenza delle altre, questa volta tutti e quaranta i lavoratori decidono di non prestarsi all’ennesimo sopruso e di propria spontanea iniziativa abbandonano il campo interrompendo la raccolta.
Da vent’anni in queste campagne si assiste ad uno strutturale e diffuso fenomeno di sfruttamento di centinaia di stagionali migranti. Le condizioni di indigenza e la drammatica precarietà in cui vivono li spingono a sperare, ogni mattina, di essere reclutati dai caporali per paghe da miseria. La quantità di forza lavoro disponibile eccede di gran lunga la reale necessità di impiego, producendo un effetto di livellamento verso il basso dei compensi e della qualità delle condizioni lavorative. In altri termini, per ogni migrante che rifiuta di lavorare per pochi euro l’ora, ce ne sono altri dieci pronti ad implorare di essere reclutati pur di guadagnare almeno i soldi per mangiare.
Ma ieri mattina i migranti della Masseria Boncuri hanno fatto fronte comune incrociando le braccia in un’unica protesta. Per la prima volta li abbiamo visti radunarsi in assemblea e definire i punti salienti delle proprie rivendicazioni. Li abbiamo guardati con compiaciuto stupore mentre nominavano tra loro un rappresentante per ogni comunità: sudanesi, francofoni, nord-africani sono riusciti a superare le differenze di etnia e condizione lavorativa stabilendo una piattaforma comune di richieste e contestazioni. Denunciano lo sfruttamento del lavoro nero e il sistema dei finti ingaggi che consente ai caporali di far lavorare più migranti irregolari sotto un unico ingaggio falso. Pretendono il rispetto dei compensi definiti dal contratto provinciale, stabilendo un minimo sindacale di 6 o 10 euro a cassone a seconda della varietà di pomodoro. Chiedono alle autorità competenti di effettuare in modo sistematico i controlli nei campi ed esigono un impegno reale per l’avvio di meccanismi di incontro tra domanda e offerta in grado di eliminare l’intermediazione del caporalato tra imprenditore e operai. Rivendicano diritti, finalmente consapevoli del ricatto cui ogni giorno si sottopongono e decisi a scioperare finché non vedranno segnali concreti di un’inversione di rotta.
La protesta iniziata ieri è stata completamente spontanea e autogestita. Oggi buona parte dei lavoratori sono rimasti presso la Masseria rifiutandosi di andare a lavorare. La campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero” già dall’anno scorso prevede pratiche, oltre che di assistenza e accesso ai servizi, di sensibilizzazione e informazione dei lavoratori rispetto al fenomeno del lavoro sommerso e alle normative contrattuali vigenti in agricoltura, che speravamo potessero fornire gli strumenti necessari per una presa di coscienza collettiva dei migranti in quanto specifica categoria lavorativa sfruttata. Oggi possiamo dire che dalla consapevolezza dei diritti esigibili possono nascere principi di autorganizzazione che, se tutelati da una presenza concreta e di supporto, trovano il terreno favorevole per permettere ai braccianti di ribellarsi alle condizioni di schiavitù su cui si erge gran parte del sistema agricolo italiano. Auspichiamo che le rivendicazioni emerse fino ad ora siano l’inizio di un processo di emancipazione che a partire dal basso venga riconosciuto dalle istituzioni competenti. Dal campo di accoglienza per braccianti di Nardò è nata un’esperienza che ha prodotto risultati concreti in termini di emersione del lavoro nero che crediamo possa essere un valido modello replicabile anche altrove.
Braccianti della masseria Boncuri - Brigate di Solidarietà Attiva - Nardò

MILITANT P e STRUGGLE- Nuclear City

Benvenuta povertà ti aspettavamo


di Moreno Corelli
L’Italia è entrata nel tunnel della povertà a piedi pari. Gli effetti si stanno evidentemente cominciando a vedere con la lente di ingrandimento ma siamo solo all’inizio di un epoca contorta e penosa, l’inizio del precipizio. Siamo sul bordo di quel buco nero da dove non si riesce a scorgere il fondo, sarà un salto nel vuoto del quale nessuno può prevedere nulla.

Si parla in questi giorni del crollo di immatricolazioni che ha colpito il mercato dell’auto, il più disastroso degli ultimi 30 anni. Si parla un po’ meno invece di un altro crollo che è assai più disastroso e che rischi di diventare un emblema della stitichezza sociale nella quale siamo sprofondati, ovvero il mercato immobiliare. Nella sola Bologna sono oltre 40.000 i locali invenduti, e 27.000 sono le richieste di pignoramento avanzate dagli istituti bancari a causa del mancato pagamento dei mutui fiduciari.La richiesta di aiuto economico da parte dei padri di famiglia (cosa ritenuta vergognosa fino a qualche tempo fa) è aumentato del 39,6%. Padri di famiglia che, perché hanno perso il lavoro o perché il costo della vita aumenta vertiginosamente riducendo drasticamente il valore del proprio portafogli, non riescono più a gestire la propria economia familiare anche laddove i componenti siano solo 3, padre, madre e un solo figlio, figuriamoci le famiglia monoreddito dove c’è un solo genitore con figli, e ce ne sono decine di migliaia, è una ecatombe.

Joseph Meyer, uno dei massimi esperti di economia mondiale, dice questo: “ vi sarà un continuo calo del mercato immobiliare, consiglio la gente a investire in materie prime, oltre a tenere contanti in casa in un luogo sicuro nell’eventualità non troppo remota della chiusura degli sportelli bancari. Il mercato azionario, apparentemente altalenante sarà oggetto di continue forti flessioni e perdita di punti e resterà in caduta libera fino al default.

Uno come me, che capisce poco di economia potrebbe pensare che Meyer sia il solito catastrofista e che va bene che tutto va maluccio ma non si deve essere così drastici e pessimisti, perciò meglio guardare cosa dicono altri economisti sempre di fama mondiale.

Lyndon Larouche : “La crisi sta accelerando e peggiorerà settimana dopo settimana fino a che il sistema si sgretolerà e imploderà su stesso, le banche non concederanno soldi nemmeno a chi apparentemente è solvibile e questo sarà il sintomo più vicino alla devastazione economica. Quando accadrà, sarà il crollo più imponente dalla caduta dell’Impero Romano”.

Igor Panarin: “Non riesco a fare nessuna previsione perché tutte quelle che ho fatto sino ad oggi anche le più disastrose si sono rivelate poca cosa a confronto del dramma reale, viviamo un momento storico dove la realtà economico-sociale supera di gran lunga qualsiasi fantasia”

Giulio Tremonti : “ Ma tutto questo è a carattere mondiale, noi siamo in Italia e qui è tutto diverso, l’Italia sta benone e le banche hanno retto all’urto e reggeranno senza problemi fino a che saremo fuori totalmente dalla crisi. Siamo un popolo di risparmiatori e non dobbiamo temere nulla”. (12 Maggio 2011)

Ecco i numeri di Luglio 2011: 8.427.000 famiglie versano in forte disagio e sono sulla soglia della povertà. 2.347.000 famiglie vivono al di sotto della soglia di povertà. Il 31,4% dei giovani dai 14 ai 25 anni di età sono disoccupati.

Il problema è un altro, siccome questi dati sono stati comunicati dagli organi di informazione di massa, radio e tv in generale, i quali sappiamo essere credibili il 2,2% ad essere ottimisti , non c’è per nulla da stare allegri.

da Reset-Italia

APPELLO ALLA MASSIMA PARTECIPAZIONE E DIFFUSIONE DELL'IMPORTANTE INIZIATIVA VITALE PER TUTTO IL NOSTRO FUTURO E PER LA SALVEZZA DEL NOSTRO TERRITORIO


Carpignano Salentino (Lecce)
atrio Palazzo Ducale Ghezzi
Venerdì 5 agosto 2011
ore 21.00


Sarà l'evento politico e cultural-ambientalista più importante dell'estate salentina, venerdì 5 agosto 2011 a Carpignano Salentino, nella atrio palazzo Ducale Ghezzi, alle ore 21.00, attesissima la lectio magistralis del sindaco che ha rivoluzionato tutto il futuro della politica e della amministrazione territoriale italiana, Domenico Finiguerra, sindaco del comune lombardo diCassinetta di Lugagnano, fondatore del movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio.
Il comune di Carpignano Salentino inizia così un percorso urgente e vitale nella direzione del virtuosismo amministrativo, che passa in tutti i comuni che possano dirsi virtuosi proprio dalla adozione della stessa, ormai storica e memorabile, delibera che ha esaltato Finiguerra nella rosa dei pochi giusti della politica italiana; si tratta della “Delibera di Stop al Consumo di Territorio” e azzeramento dell'abuso sconsiderato in edilizia e in urbanistica del cemento, avviando, ove possibile, processi di 'DECEMENTIFICAZIONE' bonifica di siti degradati e loro 'RINATURALIZZAZIONE'. Ecco perché anche in un Salento preda della speculazione del cemento l'organizzazione da parte del Comune di Carpignano Salentino di questa iniziativa, agognata dai cittadini salentini, associazioni civiche e comitati, assume uno spessore particolare e fa guardare a tutti gli abitanti della nostra terra, il Grande Salento, con ritrovata speranza al loro futuro in questo momento che dal punto di vista ambientale rappresenta indubbiamente il periodo più nero della millenaria storia della civiltà salentina, come anche della stessa pluri-millenaria storia geologica del territorio salentino e del suo mare.L'eccesso di infrastrutture ridondanti che erodono territorio, le speculazioni edilizie in nome di una falsa modernità e sotto la bandiera del “Demone Bafometto del Cemento”, la pazzia dei tentativi da parte delle multinazionali del petrolio di trivellare ed avvelenare il mare e la terraferma salentina, lo stupro della terra con selvagge attività di cava volte proprio alla produzione, sempre e soltanto, del solito cemento, fino al flagello delle energie rinnovabili industriali, il mega e medio eolico in mare e sulla terraferma e il fotovoltaico che devasta campi, pascoli, zone naturali e, perfino, superfici lacustri, per arrivare allebiomasse industriali nocive e distruttive per l'ambiente locale e per le foreste tropicali fatte a brandelli per produrre biomassa, e per liberare campi per la produzione di altre biomasse da organismi geneticamente modificati, coadiuvati da pesticidi ediserbanti altamente tossici, ed ancora inceneritori di rifiuti, e ovunque discariche di immondizie che avvelenano nel Salento carsico le potabili acque di falda e appestano l'aria coi loro miasmi; tutto questo non è lo scenario di disastri ambientali di un intero continente, ma la descrizione sintetizzata, e incompleta, di tutto quello che sta avvenendo e rischia di avvenire nei prossimi giorni, nelle prossime ore, in quel fazzoletto di terra che è ilSalento e nel suo mare, terra di vita, di bellezza struggente, di civiltà, ma oggi soltanto, se tutto questo sfacelo non sarà fermato, solo e soltanto terra di Mafia. Vi è infatti un teorema che nel Salento, e ovunque in Italia, sta sempre più trovando continue conferme, che giungono anche dalla stessaCommissione Bicamerale Antimafia ( che ha definito “mafia borghese” quella che sta sviluppando il fotovoltaico industriale nei campi del Salento ) e dalle varie Procure della Repubblica, il teorema, che è anche ormai uno slogan ambientalista nazionale, è: « Dove si Devasta il Paesaggio, lì c'è Mafia » e non può essere altrimenti essendo il paesaggio il sostrato della vita di ognuno di noi, il libro aperto al cielo della nostra memoria lo spazio comune e quotidiano delle nostra esistenze.
Finiguerra è stato, anche, tra i primi a lanciare, infatti, la campagna “Stop all'eolico e al fotovoltaico nelle aree verdi”. Domenico Finiguerra, di origini lucane e profondamente innamorato della terra salentina e del suo mare che ci ha sempre esortato a difendere con il massimo slancio e coraggio, è già stato nel Salento l'anno scorso dove non mancò di manifestare insieme ai comitati locali tutta la sua profonda indignazione contro l'annunciato scempio eolico sulla mitologica “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe” nell'entroterra otrantino (nei feudi diGiuggianello, Palmariggi e Minervino di Lecce), uno scandalo nazionale che ancora tiene con il fiato sospeso l'Italia intera.
Dalla lectio magistralis di Finiguerra il Salento deve ripartire seguendone il preziosissimo esempio!
Non una ruspa viola il sacro suolo della terra nella città di Cassinetta e in tutto il suo feudo; i campi sono stati tutti recuperati all'agricoltura biologica; gli antichi canali e navigli sono stati ripristinati e recuperati con i materiali originali rispettando le tecniche di un tempo, lo stesso principio è stato scrupolosamente rispettato nel recupero dei centri storici e di tutti gli altri edifici preesistenti nel centro abitato come nella ruralità, creando così forti sbocchi occupazionali e vera economia che, generando bellezza, porta valore aggiunto al territorio e conseguentemente altra economia quale quella del turismo culturale, e/o gastronomico seguendo la filosofia slow food.
Il contributo dato dagli abitanti di Cassinetta e dai suoi amministratori al clima, al pianeta, e alla sua salubrità si manifesta attraverso la piantumazione di alberi, il rimboschimento, nessuno è riuscito ad ubriacare i locali amministratori ed ad ingannare e stordire i cittadini con le malìe della mala dellaGreen Economy Industriale di eolico, fotovoltaico e biomasse.
… E l'energia allora, come produrla? Innanzitutto risparmiandola come perseguito nel virtuoso comune di Cassinetta di Lugagnano in scrupolosa ottemperanza delle prescrizioni della Comunità Europea, con scelte intelligenti e oculate e senza sacrificare la ricerca della piacevolezza nelle soluzioni estetiche ed illuminotecniche più adeguate al benessere dell'uomo. I rifiuti? “Non li chiamiamo così a Cassinetta tutto viene recuperato, riciclato, e dai residui organici produciamo fertile e sano compost, humus con cui fertilizziamo i nostri campi e i giardini, senza bisogno certo di ricorrere a fertilizzanti chimici, sintetici di molto dubbiosa salubrità.”; il paesaggio e soprattutto la sua cura nel rispetto massimo delle sue suggestioni naturali e storiche stratificate è la principale medicina per la prevenzione dei mali della modernità. E Cassinetta è solo a pochi chilometri dal rumore, dallo smog, dallo stress, dalla frenesia cementizia e dalle malattie della megalopoli di Milano! Così anche Carpignano e il Salento sono a pochi chilometri dalla follia delle zone industriali che fagocitano l'uomo a Taranto e a Brindisi, perciò all'indomani di questo incontro di anime virtuose con il sindaco Domenico Finiguerra tutti i salentini si preparano per festeggiare l'adozione da parte dell'attuale amministrazione di Carpignano della medesima delibera di Stop al Consumo di Territorio che ha reso Cassinetta faro di civiltà oggi emulato da tantissimi altri comuni in tutta la Penisola Italiana, e quindi per festeggiare poi nei prossimi mesi con gioia crescente l'adozione della medesima “delibera della felicità” da parte di tutti gli altri comuni del Grande Salento, delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, perché possano così liberarsi eliberare i propri cittadini dal giogo del malaffare politico-imprenditoriale, della speculazione e della sotto-cultura strisciante secondo cui non può esistere “nuovo” senza distruggere il “Bello”. Solo così strette in un abbraccio di virtuosismo, anche le città di Brindisi e Taranto, anche in quei luoghi, dove oggi regna il grigio e il “dolore industriale” tutti potremo salutare quelSalento migliore che agogniamo e che meritiamo.

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